La sospensione legale della riscossione è una misura adottata dalle autorità fiscali e amministrative per sospendere temporaneamente l'obbligo di pagamento di determinate imposte, tasse o altri debiti tributari. Vediamo nel dettaglio di che cosa si tratta e in quali situazioni può essere adottata.
Durante il periodo di sospensione legale della riscossione, i contribuenti interessati non sono tenuti a effettuare i pagamenti dovuti e non sono soggetti ad azioni di riscossione, come avvisi di pagamento, ingiunzioni o pignoramenti dei beni. Può essere adottata in situazioni eccezionali, come periodi di crisi economica, calamità naturali o situazioni di emergenza nazionale. È un meccanismo per alleviare il peso finanziario sui contribuenti in difficoltà o per consentire loro di far fronte a circostanze straordinarie senza subire immediate conseguenze fiscali. È importante notare che la sospensione legale della riscossione non comporta l'annullamento o l'eliminazione dei debiti fiscali. I contribuenti rimangono obbligati a pagare i debiti in seguito, ma durante il periodo di sospensione non saranno penalizzati con sanzioni o azioni di riscossione coercitive.
La presenza di una sospensione in una cartella esattoriale indica che l'obbligo di pagamento di una determinata somma di denaro è temporaneamente sospeso o congelato. In genere, la sospensione viene concessa dalle autorità competenti o dagli organi di riscossione al fine di sospendere temporaneamente le azioni di recupero o di esecuzione forzata sul debito in questione. Quando viene applicata una sospensione in una cartella esattoriale, il contribuente non è obbligato a effettuare il pagamento immediato del debito e non è soggetto ad azioni coercitive come pignoramenti, ingiunzioni o altre misure esecutive.
Decidere di non pagare l’Agenzia Entrate - Riscossione non è mai la soluzione di fronte ad un problema economico. Esistono diverse misure precauzionali al fine di evitare il sovraindebitamento. Se non si paga, le conseguenze possono essere le seguenti:
Nel caso di inadempienza persistente, l’Agenzia delle Entrate - Riscossione può decidere di intraprendere azioni legali nei confronti del contribuente insolvente. Questo si traduce nell’avvio di cause legali per il recupero del credito, che possono comportare ulteriori spese legali e gravi conseguenze finanziarie. Un altro rischio che si corre è quello del blocco del conto corrente o ritenuta di somme. In alcuni casi, l’Agenzia delle Entrate - Riscossione può richiedere alle banche di bloccare i tuoi conti correnti o di trattenere somme di denaro per coprire il debito, tramite il pignoramento dello stipendio ad esempio. Questo può causare difficoltà finanziarie e limitare l'accesso ai fondi, peggiorando così una situazione già complessa. In caso di difficoltà, rivolgiti sempre a degli esperti in materia di debiti.
La sospensione di una cartella esattoriale può essere richiesta da un contribuente secondo tre diverse modalità. Nel dettaglio:
Vediamo come funzionano queste tre diverse modalità di sospensione.
L’ente creditore deve provvedere alla sospensione amministrativa di una cartella di pagamento, ovvero colui che è il soggetto titolare del credito in questione. Il creditore può variare a seconda della tipologia del credito dovuto ed è indicato all’interno della stessa cartella di pagamento. Può trattarsi, ad esempio, del Comune, dell’INPS, della regione o altro. Quest’ultimo dovrà disporre la sospensione, di propria volontà o su richiesta del debitore in seguito alla richiesta di sgravio. Nel caso in cui voglia procedere in questa direzione, l’ente dovrà comunicare il provvedimento di sospensione direttamente all’Agenzia delle Entrate - Riscossione, per evitare il procedimento esecutivo verso il debitore.
In questo secondo caso invece deve essere un giudice a disporre la sospensione giudiziale. Questo avverrà su richiesta contribuente, in seguito all’impugnazione della cartella ricevuta. Secondo la normativa, l’atto può essere sospeso da un giudice solo in caso di due presupposti:
Per ottenere la sospensione giudiziale dunque un contribuente deve dimostrare che l’esecuzione della cartella porterebbe ad un danno economico troppo grave per la sua situazione. Sottolineiamo ancora una volta però che il ricorso deve essere fondato.
Nel caso di richiesta all’Agenzia delle Entrate - Riscossione, si parla di “istanza di sospensione legale”. Secondo quanto stabilito dalla Legge n. 228/2012, è possibile richiedere la sospensione legale delle somme indicate da una cartella di pagamento. In caso di mancata risposta entro 220 giorni, l’annullamento della cartella avverrà in modo automatico. In base alla normativa vigente, entro 60 giorni dalla data di notifica della cartella, il contribuente ha il diritto di chiedere all’Agenzia stessa la sospensione della riscossione degli importi in questione.
La sospensione a carico dell’Agenzia può essere richiesta però solo in determinati casi. Nello specifico, nell’istanza, andranno indicate uno o più delle seguenti motivazioni:
Sarà necessario allegare all’istanza anche tutta la documentazione a sostegno della propria causa. Una volta ricevuta l’istanza, l’Agenzia delle Entrate - Riscossione provvede all’immediata sospensione della riscossione. In seguito, ma entro 10 giorni, trasmette tutto il materiale all’ente creditore in questione. Quest’ultimo, entro 60 giorni di tempo, comunica al contribuente l’esito della richiesta tramite raccomandata o PEC. Se tutto il materiale viene ritenuto consono e adeguato, il creditore comunica all’Agenzia delle Entrate - Riscossione la richiesta di sgravio fiscale.
Nel caso in cui, per determinati motivi, l’istanza di sospensione legale non venga accolta, il creditore comunica l’esito negativo e l’Agenzia riprendere l’attività di recupero precedente all’istanza. Nel caso in cui il debitore, una volta presentata l’istanza seguendo tutti i passaggi, non riceva nessun riscontro entro 220 giorni dalla presentazione della stessa, si procederà con l’annullamento di diritto del credito per cui era stata richiesta la sospensione.
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