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Canone di locazione pignorato: il caso di F.

Il canone di locazione è la quota di denaro che, periodicamente, un locatario deve al proprietario dell’immobile per il suo utilizzo. In determinate situazioni, anche questo può essere oggetto di pignoramento. A Francesco, cliente di Debit Consulting, era stato notificato proprio questo tipo di pignoramento. Vediamo nel dettaglio come siamo riusciti ad aiutarlo e raggiungere un nuovo caso di successo!

Chi deve pagare il canone di locazione?

Il canone di locazione, come abbiamo detto, è il corrispettivo che viene versato dal conduttore al locatore per poter usufruire del bene di proprietà del locatore stesso. Solitamente, viene corrisposto tramite una somma di denaro. Il canone di locazione viene versato dal locatario in più rate. Queste vengono determinate dalle due parti in fase di stipulazione del contratto di locazione. In caso di mancato pagamento, l’inquilino moroso deve corrispondere, oltre al canone, anche gli interessi moratori. Questo è valido se gli interessi sono previsti da contratto. Se il conduttore accumula un ritardo nel pagamento del canone superiore a 20 giorni dalla scadenza della rata, il locatore ha diritto di richiedere la risoluzione del contratto.

Come funziona il pignoramento?

Il pignoramento è l’atto iniziale dell’espropriazione forzata. Tutti i tipi di pignoramento hanno lo stesso scopo: rappresentare un vincolo sul bene in questione. Questo significa che un bene pignorato non può più essere utilizzato liberamente dal suo proprietario. Il pignoramento e ha valore giuridico e può avere per oggetto diverse tipologie di beni. La normativa italiana prevede che sia possibile procedere al pignoramento dei canoni di locazione. Quando si parla di pignorare un canone di locazione, sono oggetto di questa azione le somme che il debitore recepisce da eventuali inquilini presenti nell’immobile di sua proprietà. In questo caso si parla di pignoramento presso terzi, e si può agire in questo modo solo se esiste un contratto di locazione registrato.

Chi può pignorare i canoni di locazione?

Il canone di locazione può essere pignorato da qualsiasi creditore. Nel dettaglio, può farlo:

Il creditore deve disporre di un titolo esecutivo per poter procedere. Questo documento deve certificare l’importo che spetta al creditore in questione. Deve trattarsi di una sentenza emessa da un giudice o qualche altro tipo di provvedimento. Ne consegue che il canone non può essere pignorato solo sulla base del contratto di locazione. È necessario fare riferimento ad un giudice.

Canone di locazione: pignoramento presso terzi

Il pignoramento presso terzi coinvolge:

  • il creditore;
  • il debitore;
  • il debitore del debitore, ovvero il “terzo”.

L’art. 543 del Codice di Procedura Civile disciplina questa materia. In questo caso, il terzo è il conduttore dell’immobile. Questa persona, a partire dal giorno della notifica dell’atto di pignoramento, deve astenersi da corrispondere i canoni di affitto al locatore debitore. Questi dovranno essere corrisposti al creditore del locatore. Per l’azione di recupero del credito è fondamentale verificare le fonti di reddito

Pignoramento canone di locazione: la procedura

Notificato l’atto di precetto, è possibile attivare la procedura di pignoramento. Tale notifica deve essere effettuata dall’ufficiale giudiziario del Tribunale. Questo avviso contiene la data in cui il debitore e affittuario si devono presentare davanti al giudice per l’udienza. Prima dell’udienza, l’affittuario deve inviare un documento in cui conferma che periodicamente paga un affitto al locatario debitore, indicando anche la quota mensile. Questo documento deve essere presentato entro 10 giorni dall’avvenuta notifica dell’atto di pignoramento. Il giorno dell’udienza, il giudice stabilisce che il locatario versi i canoni di locazione non più al locatore debitore, ma al creditore di quest’ultimo. Quest’ultimo dovrà versare le mensilità dovute a partire dalla data di esecuzione del pignoramento.

Sospensione legale della Riscossione: che cos’è?

La Legge di Stabilità 2013 ha introdotto una procedura specifica per poter richiedere la sospensione legale della riscossione. Questa può condurre all’annullamento automatico dei carichi affidati all’Agente di Riscossione. Per poter aiutare Francesco abbiamo agito proprio in questo modo. Abbiamo presentato istanza di sospensione legale della riscossione e rottamazione. Il risultato? Il pignoramento è stato bloccato! Questa dichiarazione può essere inoltrata a tutte le società incaricate della riscossione dei carichi. L’avvio del procedimento si ha mediante la presentazione del primo atto di riscossione utile o di un atto della procedura cautelare ed esecutiva. Questo passaggio spetta al debitore e va fatto entro il termine perentorio di 60 giorni dalla notifica emessa dell’Agente della Riscossione. 

Cosa vuol dire sospensione legale della Riscossione?

È importante notare che la sospensione legale della riscossione non annulla i debiti fiscali dei contribuenti. Si tratta di uno strumento che fornisce solo un periodo di tempo aggiuntivo per il pagamento o per concordare modalità di pagamento alternative. Al termine della sospensione, le azioni di recupero possono essere riprese se i debiti non sono stati completamente estinti o se non sono state trovate soluzioni di pagamento accettabili per entrambe le parti.

Sospensione immediata delle attività esecutive

Gli Agenti di Riscossione devono sospendere immediatamente ogni attività esecutiva esclusivamente sulla base della dichiarazione presentata dal debitore. Questo documento dimostra che il credito in questione è interessato da:

  •  prescrizione o decadenza intervenute in data antecedente a quella in cui il ruolo è stato reso esecutivo;
  • provvedimento di sgravio emesso dall’ente creditore;
  •  sospensione amministrativa comunque concessa dall’ente creditore;
  • sospensione giudiziale;
  •  sentenza che abbia annullato in tutto o in parte il credito in un processo in cui l’agente della Riscossione non ha preso parte;
  •  pagamento effettuato in data antecedente alla formazione del ruolo.

Le motivazioni citate devono essere antecedenti al ruolo. In alternativa devono riguardare la cartella o l’avviso per cui si procede.

Istanza presentata: cosa succede?

Una volta presentata l’istanza per la sospensione, l’Agente della Riscossione deve trasmetterla all’ente creditore unitamente alla documentazione allegata. Questo passaggio va fatto entro 10 giorni dalla ricezione. L’ente creditore deve confermare la correttezza della documentazione in questione, provvedendo a trasmettere all’Agente della Riscossione il provvedimento di sospensione o di sgravio, o ad avvertire il debitore dell’inidoneità della documentazione per l’annullamento della pretesa. In ogni caso, deve darne immediata notizia all’Agente della Riscossione in questione. Se la comunicazione appena citata non viene inviata entro 220 giorni dalla data di presentazione della dichiarazione ad opera del contribuente, il credito è annullato di diritto.

Sono diversi dunque gli strumenti che permettono ad un contribuente di evitare azioni scomode rispetto alla sua situazione economica. Per poter agire nel migliore dei modi è sempre bene rivolgersi ad un esperto che abbia le giuste competenze in materia. Richiedi ora un confronto con uno dei nostri consulenti potete rivolgervi all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure telefonare allo 0444/1620697 oppure richiedere una consulenza gratuita.

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