Il pignoramento dello stipendio è un atto giudiziario che porta all’espropriazione del credito ed è caratterizzata da una durata determinata nel tempo. L’azione esecutiva viene avviata dopo una sentenza del tribunale che ne stabilisce i termini in seguito ai mancati pagamenti relativi a un debito contratto con enti pubblici o con soggetti privati.
Si tratta di una pratica molto utilizzata per ottenere il pagamento dei debiti da parte dei creditori. A partire dal 22 giugno 2022, questa tipologia di risarcimento forzato è stato modificato dalla legge 206/2021 determinato nuove direttive che i creditori dovranno rispettare.
Tra le nuove regole vi è l’obbligo per il creditore di comunicare sia al debitore che al gestore del conto corrente o al datore di lavoro, l’atto di pignoramento dello stipendio. Nel caso in cui questa azione non venga eseguita correttamente e nei tempi previsti, si procede con l’annullamento.
Nel caso si stia procedendo con l’avvio di pignoramento dello stipendio riguardante un privato, è necessario mantenere la garanzia del minimo vitale. Per tale ragione la cifra massima pignorabile non può essere superiore a 1/5 dello stipendio al netto delle imposte. Ad esempio, se recepisci una paga mensile di 1.000 euro, ti sarà pignorato al massimo 200 euro.
Il caso è differente se si tratta dell’Agenzia delle Entrate a richiedere il pagamento del debito in quanto i limiti dipendono dall’ammontare della cifra dovuta. In questo caso avviene un prelievo forzato di:
Non esistono mensilità lavorative che non si possono pignorare, tutti possono essere sottoposti a pignoramento dello stipendio, anche nel caso di un netto molto basso si procede ma sempre garantendo un minimo vitale.
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