Questo istituto, tecnicamente, trova la sua fonte nel Codice Civile, all’art. 1283, il quale recita:
“In mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti possono produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi.”
Precisamente, l’anatocismo è una pratica in base alla quale gli interessi maturati in un certo periodo concorrono all’aumento del debito complessivo, producendo per il periodo successivo ulteriori e maggiori interessi. Si tratta, sostanzialmente, della capitalizzazione degli interessi o capitalizzazione complessa, dove gli interessi calcolati dalla Banca in certo momento prestabilito, vanno poi ad allargare il capitale stesso e, conseguentemente, la base di calcolo degli interessi futuri.
Togliendo casi particolari o patologici come la domanda giudiziale, vediamo a grandi linee come funziona:
Poniamo di avere un debito di 1000 € con una Banca che dovrò restituire al tasso di interesse del 2%. Viene prevista la “capitalizzazione complessa” e, cioè, l’anatocismo. Alla fine del primo anno, ponendo che non siano previste ancora rate per la restituzione del capitale, bisognerà dare alla Banca ancora i 1000 € di capitale, oltre a 20 € quali applicazione dei tassi di interesse al 2%. Fin qui nessun cambiamento rispetto ad una “capitalizzazione semplice” (senza anatocismo).
Al termine del secondo anno, tuttavia, grazie alla capitalizzazione complessa, non avrò più un capitale da 1000 €, ma da 1020 €. Anatocismo, infatti, significa proprio questo, dove gli interessi che non vengono immediatamente pagati, vengono computati al capitale iniziale. Conseguentemente, l’anno successivo non matureranno più 20 € di interessi, ma 20,4 € (2% di 1020 €). E così via per gli anni seguenti.
La differenza può sembrare minima all’inizio, ma non lo è affatto in quanto la capitalizzazione complessa esprime i maggiori costi sul medio-lungo periodo. La crescita della capitalizzazione complessa è, infatti, esponenziale. Di seguito una tabella comparativa, calcolata con i medesimi parametri dell’esempio:
Cap. complessa |
|
Cap. semplice |
|
Capitale di calcolo (€) |
Interessi (€) |
Capitale di calcolo (€) |
Interessi (€) |
1000 |
20 |
1000 |
20 |
1020 |
20,4 |
1000 |
20 |
1040,4 |
20,8 |
1000 |
20 |
1061,2 |
21,2 |
1000 |
20 |
1082,43 |
21,6 |
1000 |
20 |
1104,1 |
22,1 |
1000 |
20 |
1126,2 |
22,5 |
1000 |
20 |
1148,7 |
23 |
1000 |
20 |
1171,7 |
23,4 |
1000 |
20 |
1195,1 |
23,9 |
1000 |
20 |
Totale (€) |
Totale (€) |
||
1000 |
218,9 |
1000 |
200 |
Questa è una semplificazione matematica su un importo minimo, con un’applicazione degli interessi annuali, un tasso di interesse molto basso e per un periodo temporale medio.
Nella realtà dei fatti, tuttavia, l’applicazione degli interessi non è stata quasi mai annuale, ma più spesso mensile o trimestrale. Ciò implicava molte più possibilità di capitalizzazione degli interessi e aumento in più maggiore degli oneri che il Cliente doveva sostenere per rientrare del prestito.
Inoltre, i tassi di interesse medi per i prodotti finanziari dove è stato possibile applicare anatocismo (fido, carte revolving etc.) sono molto più elevati e si aggirano, ad oggi, al 15% annuo.
L’anatocismo bancario, pertanto, è un ulteriore onere che viene applicato da parte delle Banche e dalle Finanziarie e che non è immediatamente percepibile, se non a distanza di molti anni (e proprio quanto la capitalizzazione complessa manifesta maggiormente il suo peso).
Fino all’anno 2000, il mondo finanziario adottava in maniera sistematica l’anatocismo su tutti i prodotti finanziari ove era possibile applicarlo. Questo avveniva in assenza di specifici accordi con il Cliente, ma sulla base di presunti “usi bancari”.
Nel corso degli anni, si sono cercate numerose strade per arginare il problema o, se non altro, per renderlo più trasparente. Non sempre la cosa è riuscita. Basti pensare, infatti, che tra il 2014 ed il 2016, l’Italia non aveva nemmeno una normativa chiara per la regolamentazione dell’anatocismo bancario.
Ad oggi, la situazione pare migliorata a seguito dell’emanazione della delibera CIRC dell’1/10/2016. Attualmente, pertanto, la capitalizzazione periodica è consentita, ma sono presenti specifici paletti che le Banche non possono superare:
Attualmente, pertanto, si è raggiunto un discreto equilibrio e trasparenza tra la necessità per i Consumatori/Clienti nell’essere informati e le esigenze del mondo bancario.
Ma che succede per il passato?
Esiste, infatti, un’enormità di rapporti nati prima dell’emanazione della Delibera CIRC 2016 per i quali è possibile indagare la presenza di anatocismo applicato illegittimamente. Pare opportuno fornire un breve riepilogo dei rapporti per i quali è possibile la presenza di questo vizio:
Concludiamo dicendo che non è semplice individuare l’applicazione di anatocismo illegittimo da parte della Banca. Possono esserci alcuni indizi come il periodo in cui è stato aperto il rapporto od un apparente costo elevato del servizio, ma sarà sempre necessario sottoporre la questione all’attenzione di un esperto.
Qualora vogliate verificare la regolarità dei vostri rapporti bancari o procedere ad un’analisi degli stessi, contattateci compilando il Form presente nel sito o scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Un nostro Consulente sarà a vostra disposizione per ogni eventualità.
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